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30 MARZO 2009 - IMMIGRAZIONE, FOCAL POINT SUL NUOVO DDL SICUREZZA

DIREZIONE GENERALE

UFFICIO STAMPA

Prot. n. 1201/2009

Siracusa 30 marzo 2009

 

COMUNICATO  STAMPA

 

IMMIGRAZIONE

FOCAL POINT SUL NUOVO “DDL SICUREZZA”

 

Analizzare e approfondire  l’aspetto sanitario della problematica immigrazione. E’ con questo obiettivo che la Provincia, l’Ordine dei Medici, l’Azienda USL e l’Azienda Ospedaliera Umberto I si sono confrontati stamane, presente anche l’arcivescovo di Siracusa mons. Salvatore Pappalardo, nel salone della Provincia regionale di Siracusa sul tema ampiamente pubblicizzato dalla stampa che è la proposta di soppressione del comma 5 dell’art. 35 del Testo Unico sull’Immigrazione. La proposta è stata approvata il 5 febbraio scorso dall’Assemblea del Senato nell’ambito delle votazioni sul DDL 733 e ora dovrà passare al vaglio della Camera.

Alla conferenza hanno preso parte il presidente del Consiglio provinciale Michele Mangiafico, il commissario straordinario dell’Ausl 8 Franco Maniscalco, il direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera Umberto I Giuseppe D’Aquila e la responsabile dell’Ufficio Accoglienza attiva dell’Ausl 8 Lavinia Lo Curzio Presenti numerosi rappresentanti di associazioni e organizzazioni sociali e umanitarie.

Il Commissario Straordinario dell’Ausl 8 dott. Franco Maniscalco nel suo intervento ha ricordato che il mese scorso il Senato della Repubblica ha approvato, in sede di esame del DDl 733, il cui iter parlamentare è ancora in corso, un emendamento 39.306) riguardante la modifica dell’articolo 35, comma 5, del D.lgs 286/98.

Il suddetto comma 5 prevede che: “L’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”.

L’articolo 21 del ddl sicurezza considera reato l’ingresso e il soggiorno illegale nel territorio dello Stato.

Considerato che il medico dipendente del Servizio sanitario nazionale riveste contemporaneamente, secondo il costante orientamento della giurisprudenza, la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio (artt. 357; 358 c.p.), l’operatore sanitario deve agire secondo le regole generali effettuando la denuncia alla Autorità giudiziaria (artt. 361; 362 c.p.). Chi omette o ritarda di denunciare sarà punito con la multa da 30 a 516 euro. L’obbligatorietà della denuncia non è solo a carico dei medici, ma anche degli infermieri e di tutto il personale della sanità pubblica quando è nell’esercizio delle sue funzioni.

Un vicolo cieco, ha sottolineato il commissario straordinario, dal momento che non sarebbe nemmeno ipotizzabile un ricorso all’obiezione di coscienza.

“Questa norma – ha detto –  presenta un evidente profilo di incostituzionalità per contrasto con l’art. 32 della Costituzione, in base al quale “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure agli indigenti”. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Altra evidente incongruenza si delinea nei confronti del giuramento di Ippocrate in cui i medici si impegnano a “osservare il segreto di tutto ciò che mi è confidato o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato”. Il compito del medico non è di perseguire un reato, ma di curare una persona a prescindere dalla sua nazionalità o condizione. Si tratta di una distorsione della realtà dei compiti che tradisce il codice deontologico.

Il parere, unanime delle varie associazioni di medici, è che si tratta di una proposta inutile, dannosa e pericolosa. Inutile perché non farebbe diminuire l’immigrazione clandestina, ma la renderebbe ancora più nascosta e sommersa. Dannosa perché metterebbe a rischio la salute di tante persone, italiane e straniere, poiché si perderebbe il controllo su alcune malattie che ormai l’Italia ha eradicato (pensiamo ad esempio alla lebbra o alla tubercolosi che, purtroppo, ha già ripreso piede nel nostro Paese). Pericolosa perché trasferisce il problema della clandestinità dalla politica agli ospedali, luoghi invece nati per la cura indiscriminata delle persone.

Quindi norma razzista e barbara perché il medico è tenuto a curare chiunque si rivolga a lui senza fare distinzione di sesso, nazionalità, etnia, età: anche questa è difesa della vita e della salute pubblica. Altro aspetto da considerare è quello psico-sociale: spesso le cure mediche rappresentano anche il primo contatto dell’immigrato con le strutture pubbliche, da cui ha inizio un percorso di integrazione che è il vero antidoto all’emarginazione e, dunque, anche alla delinquenza.

Se il ddl dovesse diventare Legge, spingerà i clandestini a evitare le strutture sanitarie pubbliche favorendo la proliferazione di percorsi sanitari e organizzazioni sanitarie parallele, non controllate (aborti clandestini, gravidanze non tutelate, minori non assistiti, ecc); gli stranieri irregolari non accederanno ai servizi se non in situazioni di urgenza indifferibile con aumento dei costi personali in termini di esito sfavorevole e collettivi sul fronte dell’intensità di cure. Aumenterà il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili a causa dei ritardi diagnostici e terapeutici, spingerà molti operatori a scelte difficili in netto contrasto con i principi etici e deontologici della professione, distrarrà il personale sanitario dall’attività clinica e assistenziale per un tempo prolungato legato alle procedure di denuncia, potrà innescare situazioni di conflittualità all’interno di spazi sanitari dedicati ad un’utenza tipicamente fragile.

Non dimentichiamo che l’art. 4 del codice deontologico recita così: “L’esercizio della medicina è fondato sulla libertà e sulla indipendenza della professione che costituiscono diritto inalienabile del medico”. Tutti i medici hanno giurato all’inizio della propria professione con la formula del Giuramento di Ippocrate di prestare la propria opera con diligenza, perizia e prudenza secondo scienza e coscienza e osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della professione”

Il dott. Maniscalco ha, quindi, proseguito sostenendo che da quando si parla di questa norma c’è stata una diminuzione delle presenze di immigrati nelle strutture sanitarie stimata intorno al 30%.

Quindi conseguenze disastrose: marginalizzazione di gran parte dei cittadini extracomunitari, sviluppo di un sistema sanitario parallelo, mancato monitoraggio delle malattie infettive. Cioè un regresso spaventoso in fatto di civiltà nel nostro Paese.

Nelle more dell’approvazione del predetto ddl, l’assessore regionale alla Sanità Massimo Russo ha sottolineato l’obbligo del rispetto della normativa vigente (D.lgs 286/98), compreso l’assoluto divieto di effettuare alcun tipo di segnalazioni alle autorità, salvo i casi in cui, a parità di condizioni con il cittadino italiano, sia obbligatorio il referto medico.

La Responsabile del Servizio Accoglienza, dott.ssa Lavinia Lo Curzio ha spiegato le modalità che consentono ai cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno di accedere alle prestazioni sanitarie.

“Attualmente – ha spiegato –  la legislazione vigente permette ai cittadini extra comunitari privi di permesso di soggiorno di accedere alle prestazioni sanitarie gratuitamente attraverso un tesserino con Codice STP (Straniero Temporaneamente Presente)  rilasciato dal Servizio Immigrati dell’Ausl 8. Dai dati epidemiologici rilevati dai sei ambulatori immigrati dislocati su tutto il territorio aziendale si evidenzia che le patologie più frequenti in questi pazienti sono strettamente connesse alle condizioni di vita e di lavoro precarie, in alcuni casi proibitive, in cui versano gli irregolari. Non si tratta dunque solo di malattie infettive, ma sopratutto della sfera materno infantile (assistenza a donne in età fertile, prevenzione di gravidanze indesiderate, controllo delle nascite, difficoltà di accesso ai programmi di vaccinazione di base per i minori figli di irregolari), patologie croniche e malattie cardiovascolari. Se questa norma dovesse essere approvata una larga fetta della popolazione sarebbe estromessa dal sistema di sorveglianza con conseguenze pericolose anche in termini di salute pubblica. Il mancato trattamento tempestivo di patologie sia acute che croniche potrebbe aggravare lo stato di salute della popolazione in oggetto con ulteriore carico sul Servizio Sanitario nazionale, mentre un’allerta precoce ridurrebbe sicuramente gli accessi ad un secondo livello del SSN. Per esempio, oggi un irregolare che si presenta in un ambulatorio STP (straniero temporaneamente presente) con sintomi influenzali, da protocollo viene curato con farmaci antipiretici o antinfiammatori con probabile risoluzione del disturbo ed esclusione di complicazioni”.

 

                                                                                                                             L’Addetto Stampa

                                                                                                                             Agata Di Giorgio

 

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